Storia dei trapianti

La possibilità di prolungare la vita o di ridare la salute attraverso la sostituzione di organi o di tessuti malati con organi e tessuti sani, prelevati da soggetti appartenenti alla stessa specie o a specie differenti, ha stimolato la fantasia popolare da sempre. Se ne trova traccia nella mitologia, in numerose leggende e in rappresentazioni artistiche.

Una antica tradizione del III attribuisce ai santi medici Cosma e Damiano la nascita della trapiantologia, che sostituirono la gamba cancrenosa del loro sacrestano con quella di un moro etiope deceduto poco prima. Al di là del possibile miracolo o della leggenda, la storia scientifica dei trapianti inizia nel 1902, quando un chirurgo francese trasferitosi a Chicago, Alexis Carrel, riuscì per primo a trovare una tecnica capace di suturare tra loro i vasi sanguigni, passo fondamentale per poter pensare che si possa trapiantare un organo: se non si possono suturare tra loro i vasi sanguigni come impiantare un organo? Il passo successivo per tentare di trapiantare un organo venne negli anni quaranta, quando durante la seconda guerra mondiale i gravi ustionati dei bombardamenti di Londra portarono Peter Medawar a tentare il trapianto di innesti cutanei, scoprendo così le basi della “compatibilità”. Se l’organo non era biologicamente compatibile col donatore, si verificava un rigetto e quindi l’insuccesso del trapianto.

Il primo trapianto vero e proprio venne effettuato a Boston, Stati Uniti, nel 1954: il chirurgo Murray eseguì un trapianto di rene da donatore vivente consanguineo e geneticamente identico al ricevente.La consanguineità era fondamentale per l’attecchimento dei trapianti, per cui non era possibile fino a non molto tempo fa il trapiano di un organo tra persone estranee, che cio� hanno un patrimonio genetico diverso.

Ma nel 1978 venne diffusa la scoperta di un farmaco, chiamato ciclosporina, capace di contenere il rigetto dell’organo estraneo. Nella chirurgia dei trapianti è fondamentale il periodo dell’attecchimento, ossia dell’accettazione biologica, da parte dell’organismo ricevente, dell’organo o del tessuto estranei che gli sono stati innestati. Il sistema immunitario del ricevente pu� determinare una reazione di “rigetto”, per cui il soggetto ricevente non riconosce come propri determinati fattori presenti nelle cellule dell’organo trapiantato;e questo per una incompatibilità biologia, determinata dagli anticorpi. La ciclosporina modificò quindi radicalmente la possibilità di successo dei trapianti di rene, fegato e cuore.

Il primo trapianto di cuore fu effettuato nel 1967 nel Sud Africa, a Città del Capo, dal prof. Barnard. Da quel momento in poi le biotecnologie applicate ai trapianti sono andate sempre più perfezionandosi, al punto che trapiantare un organo non costituisce oggi particolari problemi tecnici. A partire dal luglio 1985 il Ministero della Sanit� ha autorizzato in Italia 8 centri a compiere i trapianti di cuore. In quello stesso anno il prof. V. Gallucci eseguiva a Padova il primo trapianto italiano di cuore. Subito dopo gli interventi furono eseguiti anche a Bergamo, a Milano, a Pavia, a Udine, a Roma, coronati per lo più da successo su adulti e su bambini. Le difficoltà dell’intervento e la scarsità dei donatori costituiscono motivo per cui si stanno studiando vari tipi di “cuore artificiale”, costituito da un macchinario che può sostituire temporaneamente il cuore si un paziente che è in attesa di un normale trapianto di cuore umano.

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